Piazza Francesco Procopio Cutò, inaugurata a Palermo

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La piazza Francesco Procopio Cutò è stata inaugurata a Palermo venerdì 24 marzo in occasione della Giornata Europea del Gelato Artigianale, dall’amministrazione comunale di Palermo e dagli organizzatori dello Sherbeth, il Festival Internazionale del Gelato Artigianale.
Celebrando così il gelatiere che nel Seicento divulgò l’arte del gelato in Francia democraticizzando la conoscenza del sorbetto da cui Sherbeth prende nome e valorizzando la cultura composita di un intero popolo attraverso la creazione del caffè Le Procope, per il quale il re Luigi XIV gli concesse la patente reale per la produzione esclusiva di “acque gelate”.
La piazza si trova nel rione del Capo, all’interno del complesso recentemente ristrutturato denominato Area Quaroni, dove a breve sorgerà una galleria commerciale nel cuore della città, area prospiciente la Chiesa di Sant’Ippolito, dove Francesco Procopio Cutò fu battezzato.

L’intitolazione della piazza a Francesco Procopio Cutò si inserisce nelle attività di celebrazione di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018.

Durante l’inaugurazione della piazza c’è stata la dimostrazione della preparazione di alcuni sorbetti con macchinari storici e degustazione.

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Ma chi è Francesco Procopio Cutò?
Francesco Procopio Cutò, nasce a Palermo il 9 febbraio 1651 da Domenica Semarqua e Onofrio Cutò (poi detto Coltelli) ed è battezzato nella chiesa di Sant’Ippolito al rione Capo l’11 febbraio. All’epoca, la Sicilia racchiudeva tutti gli elementi necessari alla creazione di sorbetti e gelati: ghiaccio e sale per produrli, zucchero (essenziale), fiori, spezie e agrumi quali materie prime. Neve e ghiaccio sui massicci montuosi, sale in grande quantità.
Francesco Procopio Cutò vive a Palermo e impara qui l’arte di fare i sorbetti e i gelati.
Nel 1672, Francesco Procopio emigra a Parigi e non si porta appresso soltanto la sua sorbettiera, ma la cultura composita di un intero popolo, intelligenza, creatività, coraggio, curiosità intellettuale.
Durante la sua permanenza a Parigi, Francesco Procopio, si costruisce un sogno: poter possedere un locale bello, accogliente ben frequentato, che si distinguesse dalle bettole e rivendite di caffè che nel frattempo si erano moltiplicate in città, dove poter proporre rosoli, gelati, sorbetti.
Il locale offre un’ampia gamma di vini e distillati; Francesco Procopio propone finalmente i suoi rosoli a base di finocchietto, anice, coriandolo, aneto e cumino; offre le “acque ghiacciate” (granite, allora completamente sconosciute in Francia) e fa degustare i suoi sorbetti a base di ambra e muschio, zafferano, infusi di fiori e di frutta. La sua capacità di mescolare tra loro le spezie, la novità dei suoi sorbetti fino ad allora consumati esclusivamente dalla nobiltà parigina, fanno sì che Le Procope sia sulla bocca di tutti.
A Le Procope si discute ora di arte, di letteratura e di scienza. Racine, La Fontaine, Regnard sono tra gli assidui frequentatori.
Il Cafè-glaciér del palermitano durante il XVII e XVIII secolo sarà luogo d’incontro degli spiriti liberi, dove discutere, far progredire attraverso il confronto nuove idee e teorie.
A Le Procope gli intellettuali trovavano l’ambiente ideale, senza bisogno di entrature per far arte dei salotti; Voltaire scrive: al Procope “lo spirito trova ospitalità senza bisogno di biglietti d’invito”. Il Café-glaciér oltre alle caratteristiche sopra descritte, diventa anche luogo di libero dibattito politico, che non è gradito alla monarchia regnante. Ciò nonostante o forse grazie a ciò, la fama del locale si accresce varcando i confini nazionali.
È qui, nel locale del Siciliano, che prende consistenza l’idea di una grande Enciclopedia, che poi proprio Le Procope ne vedrà la nascita. E sull’Encyclopédie comparirà la voce “glace” e la descrizione del suo significato.
Monumento nazionale francese, Le Procope è tuttora funzionante nello stesso luogo in cui nel 1686 Francesco Procopio Cutò, il geniaccio Siciliano nato a Palermo nel quartiere Capo, lo fondò. Si possono ammirare gli arredamenti originali e annusare un’atmosfera carica di storia e di bellezza

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