Il Fattore Umano è il tema della XIV edizione di Identità Golose 2018 a Milano, da sabato 3 marzo a lunedì 5 presso il MiCo (Milano Congressi) di via Gattamelata n. 5.
Nell’era della comunicazione globale, e soprattutto visiva, dove l’apparire è diventato molto più importante dell’essere (forse però lo era anche prima), dove l’ego smisurato della food star va ben oltre la sua competenza, dove è più facile farsi un selfie con uno sconosciuto che approfondire la sua conoscenza prima della foto, dove è più semplice avere 2.000 amici che uscire con un paio di loro per andare a cinema, dove prima fai la foto del cono gelato e poi ti accorgi assaggiandolo che fa c….e deludendo clamorosamente le tue aspettative!
Caso reale: famoso chef apre in Galleria a Milano ma tralascia di avere personale scaltro e capace nel servizio ai tavoli del bar, se continua così durerà poco o basteranno le foto sulle riviste patinate e sui social media coi clienti famosi?
In pratica, i nuovi media sociali hanno incrementato sì i messaggi che riceviamo ogni giorno ma hanno ridotto le vere relazioni reali, viene a mancare proprio il fattore umano anche nel cibo, nel gelato, in cucina, come in gelateria.
Anche il momento più colloquiale di una cena è scandito dal convitato di pietra, lo smartphone; presenza oramai ineludibile, della nostra vita quotidiana. Una vera e propria protesi alla mano che ci fa vagare in giro col capo chino 🙁
Tuttavia, ciò che appare all’orizzonte è ancora più tremendo, incute paura, terrore e spiana la strada alla vera apocalisse dell’umanità: lo sviluppo incontrastato della robotizzazione.
Ieri, l’informatica che consente di sostituire l’uomo alla guida dell’auto (care case automobilistiche, ma chi ve l’ha chiesto?)
Oggi, il robot che si sostituisce all’uomo non più esclusivamente nei lavori più faticosi, pericolosi ed usuranti ma addirittura al banco della gelateria!
Pare che il 40% dei posti di lavoro di oggi potrebbe essere sostituito dall’automazione entro i prossimi 20 anni: i lavori che comportano “bassi livelli di interazione sociale, bassi livelli di creatività o bassi livelli di mobilità e destrezza” sono a rischio, potrebbero essere sostituiti dalla tecnologia.
Un lavoro che viene sostituito dalla tecnologia non è certamente un fenomeno nuovo. Ad esempio, durante la rivoluzione industriale molti posti di lavoro nei campi dell’agricoltura e della produzione sono stati sostituiti a causa dell’avvento delle macchine. Proprio come la catena di produzione con uomini è stata sostituita dalle linee di produzione automatizzate ed il vigile urbano è stato sostituito dai semafori per il controllo del traffico, la tecnologia è destinata a sostituire, o almeno a ridurre, la necessità di esseri umani sul luogo di lavoro.
Nel caso dei lavoratori dell’età industriale britannica del diciannovesimo secolo, gli storici notano che ci vollero sessant’anni per arrivare a percepire un salario maggiore dopo che la meccanizzazione prese piede.
E’ per questo motivo che i governi dovrebbero assumere immediati provvedimenti per preparare la forza lavoro ai rapidi cambiamenti che la tecnologia inevitabilmente provocherà sulla forza lavoro: istruzione, formazione e abilità saranno sempre più utili in un’epoca di maggiore impatto tecnologico sui luoghi di lavoro ma ci dovranno anche essere quadri giuridici e politici adeguati, in modo tale che ci sia un riconoscimento per la professionalità conseguita così da contrastare l’estremo dramma della disoccupazione sociale.
In Italia sono anni che la scuola è in crisi, si è cercato di riformare un sistema con continue rielaborazioni prendendo malamente da altri Paesi; è chiaro che gli insegnamenti non siano ben focalizzati su esigenze e sensibilità attuali, moderne. Che ci siano difficoltà legate alle modalità di trasmissione della conoscenza in special modo quella pratica, quelle ad esempio artigiana, quella del saper fare, tra cui quella del gelatiere.
Si perchè il gelatiere artigiano è già una figura in via di estinzione, l’industria con la sua ricerca e sviluppo è riuscita in qualche decennio a sostituirsi quasi del tutto alla maestrìa, dapprima aiutando il gelatiere ma dopo proprio eliminandolo.
Sono evidenti i casi di grandi catene di pseudo-gelaterie che di artigianale hanno solo il claim (truffaldino) sull’insegna, il gelatiere proprio non c’è!
Altri modelli “negativi” si scoprono spesso alle fiere di settore ma c’è anche chi pensa alla gelateria universale dove ti viene fornito tutto, non solo le ricette, le miscele ma anche le macchine controllate a distanza coi programmi pre-impostati: sarà questo il progresso tecnologico in gelateria? Il gelatiere sostituito dalla tecnologia così gli faremo fare? L’imprenditore, dedito al solo cassetto!
Forse è preferibile viste le sue malsane idee come quella di rimantecare il gelato vecchio: “basta pastorizzarlo non ti preoccupare, così lo sanifico”!
Dove finiremo o, meglio, cosa faranno i tanti addetti non specializzati con mansioni basse?
Come faranno, essi stessi, a consumare incrementando indirettamente il Prodotto Interno Lordo di un Paese? Con quale salario, con quale professionalità, con quale impiego?
Qualcuno già pensa che la professionalità si possa “assumere” online, come una medicina: googoli una frase, atterri su wikipedia e diventi esperto in pochi giorni, anni di esperienza cumulata dall’uomo gettata al vento dalle imprese che cercano sostanzialmente manodopera a basso costo, non individui capaci di risolvere i loro problemi. Anzi, sono loro i primi a ricercare soluzioni “faidate”, preda degli ultimi imbonitori online: dall’escapologo fiscale al venditore di fumo (non quello vero). Ti fai un webinar, un corso, ti leggi un libro e ti trasformi da gelatiere ad imprenditore, a manager e via così!
Dopo quasi nove decenni dalla teoria chiamata “disoccupazione tecnologica”, John Maynard Keynes potrebbe finalmente avere ragione nel dire che la nuova tecnologia può essere così potente da comportare vaste zone di disoccupati permanenti.
Ci potremmo riferire ad un noto scritto di Keynes del 1930, ma mai abbastanza considerato per l’importanza delle sue implicazioni: “Prospettive economiche per i nostri nipoti”
Il successo oggi non può essere visto come quello dell’individuo, del singolo ma del gruppo (team); solo con la partecipazione costante e motivata degli esseri umani e dei rapporti che si creano tra gli “stakeholder” si potrà perseguire il vero successo: dai fornitori, al magazziniere, dal gelatiere al banconista fino all’avventore finale dove la chiave della relazione fondamentale è il rapporto terminale, quello col cliente.
La value proposition è una “promessa di valore” da comunicare e consegnare al cliente non certo al collega o in un video su facebook o ad una fiera mentre fai il testimonial inconsapevole, tra l’altro senza compenso!
Identità Gelato, il programma di sabato 3 marzo 2018.
Ore 13:15
Stefano Guizzetti (gelateria Ciacco a Milano) e Giovanni Ricciardella, “Cosa bolle in carapina? “Gelato e bolliti a tutto pasto”
Ore 14:00
Giovanna Musumeci (pasticceria gelateria Musumeci a Randazzo, Catania) e Gianfrancesco Cutelli (gelateria De Coltelli a Pisa), “U cuntu di la cicolata”
Ore 14:45
Osvaldo Palermo (gelateria Fiordipanna ad Arese, Bollate e Cornaredo in provincia di Milano), “Gelato, spezie e…”
Ore 15:30
Paolo Brunelli (gelateria Paolo Brunelli ad Agugliano e Senigallia, Ancona), “Il bosco verticale nel piatto”
Ore 16:15
Dario Rossi (gelateria Greed Avidi di Gelato a Frascati, Roma), “L’ultima nota”
Ore 17:00
Moreno Cedroni, “Ice Cheese Cream”