Voglio essere chiaro la crisi economica a cui andremo incontro sarà peggiore di quella del 2008 e la paura che ci attanaglierà sarà superiore a quella dell’11 settembre.
Ogni tipo di crisi ci impone di ripensare il nostro modello di business nel suo insieme!
Catapultati fuori dalla “confort zone” si tratta ora di “ragionare” se si vuole vivere o morire
Le relazioni sociali rimangono un elemento strategico e rappresentano una parte della comunicazione che racchiude capacità empatica e relazionale per chi effettua vendita diretta al pubblico. Col distanziamento sociale l’ingaggio cambierà per cui, in termini prettamente commerciali, l’obiettivo non sarà sopravvivere alla crisi e ricominciare come prima, perchè nulla (per molto tempo) sarà come prima. Almeno in Italia.
Il settore della gelateria, in Italia, già saturo nel periodo pre-COVID, basti vedere la rilevazione del primo trimestre del 2019 con la presenza di circa 19.000 negozi, con la crisi innescata dalle misure di contenimento (lockdown) stabilite dal governo per salvaguardare la salute della popolazione andrà incontro ad una brusca contrazione poichè le attività già in sofferenza o si daranno una mossa o periranno insieme a tante altre anche in salute (penso alle gelaterie legate alle presenze del settore turistico).
In un quadro allargato, ecco che il settore “azzerato” da questa crisi è quello turistico causato, in primis, dall’assenza di mobilità degli individui fattore determinate per un viaggiatore. Senza mezzi di trasporto, o quantomeno, con una ridotta capacità di riempimento di questi, ci sarà una riduzione delle presenze in generale: penso ad esempio al turismo crocieristico che porta/scarica a terra, ad ogni passaggio, circa 2.000-3.000 vacanzieri, penso ai bus turistici del mordi&fuggi, ecc. Partendo da questa considerazione anche il modello di business basato, da anni, sulla location potrebbe andare in crisi.
Attività con lunghe code, prese d’assalto dall’ultima classifica d’autore o da marchette di compiacenti sedicenti giornalisti, snobbate ora dalla paura di essere contagiati!
Senza contare la contrazione dei consumi diretta conseguenza della crisi economica che seguirà, in particolare se altre Nazioni usciranno prima dell’Italia dal lockdown suddetto consentendo loro di azzannare sul collo le aziende italiane o, perlomeno, quelle ancora leader o non ancora acquistate dalle multinazionali estere.
Si tratta di un vero “cigno nero“! Questa crisi eccezionale impone di ripensare il proprio modello di business nel suo insieme o di uscirne al più presto (exit strategy).
Cosa si dovrebbe aspettare il titolare della gelateria?
Al momento, l’unica cosa certa è il successo del modello di gelateria con consegna a domicilio ovvero, più che altro, essendo tutti costretti a casa e non volendo consumare il gelato industriale di m…a, si è stati costretti a farselo portare a casa; beh, nelle grandi città, la consegna coi “rider” delle varie società Deliveroo, Glovo, UberEat, JustEat, ecc. proliferava da anni seppur sfruttando il modello GIG Economy che io aborro. Tra l’altro, lo scorso anno, recandomi ad Atene (Grecia) per una consulenza, quasi tutte le attività di ristorazione erano già dotate di propri “fattorini” con mezzi a due ruote!
Conseguenze della crisi?
Si prevede inevitabilmente una perdita secca d’incassi, una stabilità/permanenza delle spese fisse, la diffidenza dei consumatori dopo la riapertura, l’assenza totale o quasi della clientela straniera, con una previsione di recessione globale non solo finanziaria ma anche di domanda/offerta.
Riaprire come prima non sarà dunque la risposta. A parte il layout che subirà dei cambiamenti imposti, pare, ma anche la comunicazione dovrà essere rivista e coerentemente ripensata e pianificata.
Gli anglosassoni indicano il termine “crisis management” il processo in cui si gestisce un evento dirompente e imprevisto che minaccia di danneggiare un’organizzazione o gli stakeholder (imprenditore, soci, dipendenti, fornitori ed anche clienti) distinguendolo in 3 fasi:
– prima
– durante
– dopo
diventando tra l’altro un vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza, una garanzia di affidabilità per investitori e banche.
Non è ancora chiaro in quale fase siamo adesso, dovremmo essere nel “durante” ma potremmo anche ricadere nel “prima” in un’eventuale recrudescenza. Inoltre, ci saranno differenze tra regioni sicuramente, come già accade ora.
In Italia, con la netta prevalenza di micro-imprese e PMI che non sanno neppure cosa significhi “crisis management”, figuriamoci le attività di ristorazione (Ateco 56.xx.xx di cui la gelateria fa parte) che sono proprio le più fragili nei momenti critici e che rischiano di più.
E’ dunque necessario analizzare e modificare il proprio “business model” per adattarsi ad un nuovo mercato e ad uno scenario competitivo in mutamento, perché solo chi riaprirà con una nuova strategia, efficace, sopravviverà, perché meno risorse si hanno, meno si potrà rischiare: ORA è il tempo per cercare di capire che cosa fare.
La strategia dovrebbe essere focalizzarsi al re-start dell’attività. Con un eventuale piano di comunicazione, con un intervento d’urto ma ad investimento ridotto.
L’obiettivo è uno ed unico, fare ripartire il fatturato, identificare dunque possibili scenari di mercato, fare delle scelte, agire e con rapidità.
Il nuovo paradigma competitivo prevederà:
- consegna a domicilio (delivery), già assodato;
- pick-up o take away (ritiro in negozio);
- servizio con gestione della coda all’esterno, per i piccoli negozi preferibilmente attraverso aperture (un buco, praticamente) della vetrina del negozio;
- sistemi di separazione per chi ha posti a sedere o distanza di almeno due metri tra i tavoli.
I negozi con doppi aperture o, meglio, con layout a corridoi con ingresso ed uscita distinti saranno avvantaggiati.
E’ a questo scenario, più precisamente ai punti 1 e 2, che risponde la mia applicazione di commercio elettronico rilasciata nella nuova versione il 15 aprile.